Cosa nascondono le Stanze di Raffaello nei Musei Vaticani?
Le Stanze di Raffaello sono in totale quattro, poste in sequenza all’interno dei Musei Vaticani; sono così chiamate perché affrescate dal grande pittore urbinate e dagli allievi della sua bottega.
Secondo quanto testimonia Vasari questi ambienti presentavano già decorazioni quattrocentesche importanti, con alcune pareti affrescate da Piero della Francesca, Benedetto Bonfigli, Andrea del Castagno, Luca Signorelli e Bartolomeo della Gatta.
In un primo tempo la ridecorazione degli ambienti venne affidata a un gruppo di artisti tra cui Pietro Perugino, il Sodoma, Baldassarre Peruzzi, il Bramantino e Lorenzo Lotto, oltre al tedesco Johannes Ruysch, specialista nelle grottesche. Perugino ad esempio lavorò alla volta della Stanza dell’Incendio nel 1508, ma il suo lavoro non piacque al Papa. Fu probabilmente Bramante, architetto pontificio incaricato di ricostruire la Basilica vaticana, a suggerire al pontefice il suo conterraneo Raffaello Sanzio, a quell’epoca di stanza tra Firenze, l’Umbria e le Marche, reduce da un clamoroso successo con la Pala Baglioni a Perugia.
Il pontefice, soddisfatto dei primi saggi del pittore, gli affidò presto la decorazione dell’intera impresa, senza esitare a distruggere tutto il lavoro dei suoi predecessori salvando solo l’ambiente della Niccolina.
L’incarico venne inoltre confermato da Leone X, quindi il Sanzio, coadiuvato da un cospicuo numero di aiutanti, lavorò all’impresa, stanza dopo stanza, fino alla morte nel 1520, mentre i suoi seguaci completarono la decorazione su suo disegno fino al 1524.
Le Stanze di Raffaello nascondono, quindi, al loro interno una pagina importante della storia dell’arte italiana.
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